Storia e Fantasia
Il rapporto di uno scrittore di romanzi storici con le fonti è in
ogni caso stimolante: se queste sono scarse e poco attendibili, dovrà
giocoforza ricorrere a un uso maggiore della fantasia e
dell'immaginazione; in caso contrario, gli toccherà districarsi in
un mare di date e di dati, sempre attento a non saltare su una mina,
a non far confusione e soprattutto a non ingenerarla nel
lettore.
Nella mia avventura letteraria dedicata a Castelseprio,
ho affrontato tre diverse situazioni.
In "Sibrium"
avevo quasi mano libera e infatti personaggi e situazioni sono in
gran parte inventati; ne "Il Segreto di Sibrium" c'è un giusto
equilibrio - quasi una parità - tra ciò che è storicamente
accertato e i vuoti che mi è toccato riempire; ne "La Vipera e la
Torre" infine sono stato costretto a tagliar fuori dalla trama
fatti e persone, perché il materiale documentale era enorme e il
rischio di trasformare in saggio il romanzo era davvero troppo
alto.
La differenza tra i tre libri è stata in gran parte
determinata dal periodo storico (V secolo "Sibrium", VIII secolo
"Il Segreto di Sibrium" e XIII secolo "La Vipera e la Torre".
È
evidente infatti che più ci si avvicina al presente, più l'accesso
alle fonti è facilitato.
Immagine: Sailko - Wikipedia